 
 Tre cattive ragioni per odiare la fantascienza
Da bambino t'incantavano robottoni, astronavi e treni spaziali, e nei temi scolastici scrivevi che da grande saresti stato astronauta per scoprire strani e nuovi mondi, come il capitano Kirk? Riempi la casa dei libri di Asimov come fossero trofei e sviluppi sensi di colpa se non rivedi una volta l'anno la Trilogia?
Diagnosi: ami la fantascienza.

In questo guest post ti parlerò di fantascienza riprendendo l'introduzione che lo scorso settembre feci alla presentazione di Pelicula di Andrea Cabassi al circolo culturale Verzeletti, un ragionamento nato da una triste constatazione:
La fantascienza è un genere letterario talmente di nicchia, che se fosse ancor più di nicchia rimarremmo solo noi due.
Davide Baresi
Sto parlando di percentuali minime rispetto ai lettori di narrativa tout-court, proprio come succede per i classici latini o i testi teatrali. Come è possibile? Prima mi sono scervellato per trovare una soluzione, facendo un buco nell'acqua, ma dopo... ho indagato. E ho scoperto che il lettore medio, alla domanda perché non leggi fantascienza?, replica invariabilmente con una di queste tre risposte:
- La fantascienza è finta, e quindi stupida.
- Quei libri son tutti uguali.
- La fantascienza non è vera letteratura.
Eccomi dunque a confutare tutto ciò, dimostrando quanto questo genere sia oggetto di un pre-giudizio bell'e buono.
Procediamo punto per punto.
La fantascienza è finta, e quindi stupida
Ammettiamo, anzitutto, che la fantascienza sia finta. Quel che si chiede al lettore, allora, è un processo psicologico chiamato sospensione dell'incredulità, per il quale si è invitati ad accogliere un presupposto narrativo, dal quale si propagheranno conseguenze logiche.
Uno scienziato scopre come viaggiare nel tempo: che cosa succederà all'umanità del futuro remoto? (H. G. Wells, La macchina del tempo).
Questo però è lo stesso processo richiesto al lettore da tutta la narrativa non basata su fatti reali. Un best-seller contemporaneo, per esempio, narra di un ventenne manager multimilionario, muscoloso ed elegante, che incontra una giovane curiosa e inibita, e la trascina in un turbine di lusso e di lussuria.
In Italia, tuttavia, gli imprenditori ventenni-attraenti-facoltosi-ecc. non abbondano; il processo di sospensione dell'incredulità non sarebbe qui meno estremo se protagonista del romanzo fosse il Giovanni Rana nazionale? Probabilmente però in questo modo le vendite del libro non si conterebbero in decine di milioni (per non parlare del film)... e sarebbe la fantascienza a esser finta?
Consideriamo inoltre un dettaglio: la narrazione fantascientifica spesso non è finta quanto il lettore mostra di temere, bensì è dotata di solidi fondamenti teorici (fantascienza è in fondo l'infelice traduzione italiana della designazione anglofona science fiction - narrativa scientifica).
Il celebre fisico Stephen Hawking afferma, per esempio, che già alle attuali conoscenze sarebbe possibile il viaggio nel tempo; da risolvere è l'ingegneria della macchina che lo consenta. Si potrebbe visitare solo il futuro, e sarebbe impossibile il rientro, ma son dettagli (vedi La grande storia del tempo).
Qui si noti solo che spesso si chiama fantascienza ciò che s'ignora essere solo e soltanto scienza (oggi è assodata l'esistenza di multipli universi, di ben più delle tre dimensioni spaziali cui siamo abituati e di particelle sub-subatomiche denominate esotiche: i migliori libri di fantascienza sono forse i saggi di fisica).
Quei libri son tutti uguali
La seconda ragione per cui non si legge fantascienza, sarebbe la presunta somiglianza di tutti i libri fra loro.
In realtà, una delle classiche e non esaustive suddivisioni del genere distingue la fantascienza hard - basata su scienze come astronomia, matematica e fisica, e in linea con le conoscenze del tempo (si veda Incontro con Rama, Le sabbie di Marte, Le fontane del paradiso di Arthur C. Clarke) - dalle trame soft, sia perché l'espediente è fantasioso (vedi il Ciclo di Barsoom, dello stesso Edgar Rice Burroughs di Tarzan), sia perché focalizzato sulle scienze sociali (abbiamo in casa l'esempio di Pelicula).
In queste ultime trame spesso l'autore si astrae dalla propria epoca per portare una critica o mettere in allarme (si legga la distopia totalitaria del proverbiale George Orwell in 1984); e, facendolo, di solito precorre i tempi.
Non son certo pochi gli autori che hanno previsto in qualche modo un futuro, che oggi è già accaduto: si pensi per tutti a quel gigante di Jules Verne, che immaginò il sommergibile Nautilus del Capitano Nemo un secolo prima che divenisse una banale realtà.
Ma di fantascienza c'è ancora...
- ... quella dei mondi alieni (si pensi a Dune di Frank Herbert)
- ... quella delle astronavi (si provi A. D. Foster, The black hole, tratto dall'omonimo film)
- ... quella post apocalittica (come La strada di Cormac McCarthy)
- ... quella horror (Io sono leggenda di Richard Matheson)
- ... quella ESP (Nascita del superuomo di Theodore Sturgeon e Il segreto degli Slan di A. E. van Vogt)
- ... quella di guerra (Fanteria dello spazio di Robert A. Heinlein e Guerra eterna di Joe Haldeman)
- ... quella sui viaggi nel tempo (Indietro nel tempo di Jack Finney)
- ... quella che estremizza certe paranoie degli umani per meglio esplorarle (Minority report di Philip K. Dick)
Eccetera eccetera eccetera.
La fantascienza non è vera letteratura
Chiudo la mia dimostrazione con la terza critica, ricordando che se a qualcuno passasse ancora per la testa che la fantascienza non sia vera letteratura, si prepari a levare il cappello davanti ad alcuni autori che a tutti gli effetti sono precursori del genere: Sir Arthur Conan Doyle (Il mondo perduto, La nube avvelenata), Jack London (Il tallone di ferro, La peste scarlatta), Mikhail Bulgakov (Cuore di cane) e molti altri.
Infine, se esiste un 2001: Odissea nello spazio, lo si deve sopratutto a quell'immaginifico Omero, padre dell'Odisseo originale che tanto ha saputo inventare.
