Il labirinto della scrittura non pianificata

da | Mag 14, 2025 | Scrittura

Come volevasi dimostrare, ho iniziato un racconto breve senza un'attenta pianificazione e mi sto perdendo.

È esattamente quel che accade quando ci si addentra in un bosco senza mappa, con solo una vaga idea della direzione da prendere. La scrittura di racconti brevi senza una solida pianificazione è come costruire una casa partendo dal tetto: si procede a tentoni, aggiungendo stanze che potrebbero non collegarsi mai.

All'inizio tutto sembra fluire naturalmente. La libertà creativa è inebriante! I personaggi prendono vita, le scene si materializzano, i dialoghi scorrono. Ma poi, quasi impercettibilmente, il sentiero inizia a svanire. Quell'entusiasmo iniziale si trasforma in una nebbia sempre più fitta, soprattutto nei brevi racconti di fantascienza, dove la coerenza del mondo immaginato è fondamentale.

Mi ritrovo mentre mi chiedo: «Dove sta andando questa storia? Come farò a concluderla in modo soddisfacente?»

Il problema non è la mancanza di creatività, ma di architettura narrativa. È una cosa che ho notato in molti racconti brevi: senza un'impalcatura su cui costruire, anche le idee più brillanti rimangono frammenti isolati. Come un albero che cresce storto perché nessuno lo ha indirizzato quando era un germoglio, una storia si sviluppa in direzioni impreviste, rendendo sempre più difficile ricondurla verso una conclusione coerente.

La procrastinazione diventa una risposta naturale: il cervello riconosce l'enormità del compito di riordinare un caos narrativo e preferisce evitarlo. Ogni volta che tento di scrivere racconti di fantascienza brevi, mi ritrovo di fronte alla stessa sfida.

Alcune idee estemporanee fungono da piccole lanterne che illuminano solo pochi passi avanti, senza mai rivelare la meta finale. E così rimando, prendo tempo, scrivo poco, mi perdo in dettagli irrilevanti o in ricerche interminabili che sembrano importanti ma sono solo un modo per evitare di affrontare la realtà.

La soluzione non è abbandonare la storia, ma fare un passo indietro. Analizzare quel che ho fatto, individuare i conflitti centrali, le domande narrative. Poi chiedermi «quale conclusione darebbe senso a tutto questo? Quali archi narrativi devono essere completati? Quali promesse ho fatto al lettore?»

Non serve una pianificazione minuziosa retroattiva, ma almeno una bussola: una direzione chiara per la conclusione e alcuni punti di riferimento lungo il percorso. Questo equilibrio tra struttura e creatività permette alle idee di arricchire il viaggio anziché far perdere la strada. I racconti brevi di fantascienza, con la loro doppia sfida di economia narrativa e worldbuilding, necessitano di questa bussola più di ogni altra forma.

Anche una mappa approssimativa è meglio di nessuna mappa. Per quanto mi rigiarda, i racconti brevi che nascono dall'improvvisazione raramente raggiungono il loro pieno potenziale, mentre quelli pianificati, anche solo a grandi linee, hanno maggiori probabilità di lasciare un'impressione duratura.

Devo ricordare questa lezione la prossima volta che mi accingerò a scrivere un racconto di fantascienza breve: inizia con un piano, anche basilare. La brevità non significa semplicità; al contrario, scrivere un racconto breve richiede forse più disciplina e precisione di forme più estese.

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Franco Battaglia
5 mesi fa

Pensa che a volte parto proprio dalla fine, in tanti miei racconti: mi intriga un finale, una situazione, un epilogo, e a ritroso costruisco una storia che sa già dove andare a parare.