
Le Cosmicomiche di Italo Calvino

Le Cosmicomiche di Italo Calvino è una raccolta di racconti fantascientifici pubblicata nel 1965. In queste storie, Calvino fonde scienza, immaginazione e umorismo, trasformando teorie cosmologiche — come l’origine dell’universo, la formazione della Luna o l’espansione dello spazio — in narrazioni surreali e poetiche.
Il protagonista ricorrente, chiamato polindromicamente Qfwfq, è una creatura che ha attraversato tutte le epoche dell’evoluzione cosmica. Attraverso i suoi ricordi, Calvino esplora il tempo, lo spazio, il desiderio e la memoria, con uno stile leggero e ironico.
Citazioni da Le Cosmicomiche
«Ho paura! – pensai. – Ho troppa paura per buttarmi! Sono un vile!» e in quel momento mi buttai.Posizione 220-221
privato del suo terreno terrestre, il mio innamoramento ora non conosceva che la nostalgia straziante di ciò che ci mancavaPosizione 270-271
Così preferivamo lasciar scorrere i secoli come fossero minuti; non c’era che aspettare, tenersi coperti per quel tanto che si poteva, dormicchiare, darsi una voce ogni tanto per essere sicuri che eravamo sempre tutti lì; e – naturalmente – grattarsiPosizione 409-410
la Terra aveva appena dato uno dei suoi soliti giri. Era la notte. Tutto stava solo cominciando.Posizione 415-417
È difficile da dire perché se vi si dice segno voi pensate subito a un qualcosa che si distingua da un qualcosa, e lì non c’era niente che si distinguesse da nientePosizione 557-558
Ogni punto d’ognuno di noi coincideva con ogni punto di ognuno degli altri in un punto unico che era quello in cui stavamo tutti.Posizione 685-686
per lei là dove il grigio aveva spento ogni sia pur remoto desiderio d’essere qualcos’altro che grigio, solo là cominciava la bellezzaPosizione 690-691
un pensiero per cui non esistevano ancora parole cercava di prorompere dalla mia gola:Posizione 732-732
nuvole rosa s’addensavano in cumuli violetti che scaricavano fulmini doratiPosizione 733-734
muschi e felci verdeggiavano nelle valli percorse da torrenti.Posizione 779-780
Gli atomi d’idrogeno li conoscevo uno per uno, e quando ne saltava fuori uno nuovo lo capivo subito.Posizione 927-927
Guardando la sua pelle liscia pareva che non fossero mai esistite scaglie e squame.Posizione 1036-1038
Tutti costoro avevano qualcosa, lo so, che li rendeva in qualche modo superiori a me, sublimi, e che rendeva me, in confronto a loro, mediocre. Eppure non mi sarei cambiato con nessuno di loro.Posizione 1050-1051
Io scommetto di no, tutto quello che vuoi. E io: – Scommetteresti anche ix? E il Decano: – Ix elevato a enne!Posizione 1177-1179
Tutti tranne me, – precisò Qfwfq, – perché anch’io, per un certo periodo, sono stato dinosauro: diciamo per una cinquantina di milioni d’anni; e non me ne pento: allora a essere dinosauro si aveva la coscienza d’essere nel giusto, e ci si faceva rispettare.Posizione 1228-1232
Per me, pensare a noi Dinosauri era invece riandare con la mente a una lunga serie di traversie, di agonie, di lutti; le storie che di noi raccontavano i Nuovi erano così lontane dalla mia esperienza che avrebbero dovuto lasciarmi indifferente, come se parlassero di estranei, di sconosciuti. Eppure ascoltandole mi accorgevo che non avevo mai pensato a come noi eravamo apparsi agli altri, e che tra molte fandonie quei racconti, in qualche particolare e dal loro determinato punto di vista, coglievano nel veroPosizione 1407-1408
ora sapevo che i Dinosauri quanto più scompaiono tanto più estendono il loro dominio, e su foreste ben più sterminate di quelle che coprono i continenti: nell’intrico dei pensieri di chi resta.Posizione 1504-1507
Riflettendoci, però, se Ursula e il Tenente avevano un tempo occupato lo stesso punto dello spazio, era segno che le rispettive linee di caduta s’erano andate allontanando e presumibilmente continuavano ad allontanarsi. Ora, in questo lento ma continuo allontanamento dal Tenente, niente di più facile che Ursula s’avvicinasse a me; quindi il Tenente aveva poco da andar fiero delle sue passate intrinsichezze: il futuro era a me che sorrideva.Posizione 1522-1525
se era vero che lo spazio con qualcosa dentro è diverso dallo spazio vuoto perché la materia vi provoca una curvatura o tensione che obbliga tutte le linee in esso contenute a tendersi o curvarsi, allora la linea che ognuno di noi seguiva era una retta nel solo modo in cui una retta può essere retta cioè deformandosi di quanto la limpida armonia del vuoto generale è deformata dall’ingombro della materia, ossia attorcigliandosi tutto in giro a questo gnocco o porro o escrescenza che è l’universo nel mezzo dello spazio.Posizione 1787-1790
Era una condizione ricca e libera e soddisfatta, la mia d’allora, tutto il contrario di quel che voi potete credere. Ero scapolo (il sistema di riproduzione d’allora non richiedeva accoppiamenti neppure temporanei), sano, senza troppe pretese. Quando uno è giovane, ha davanti a sé l’evoluzione intera con tutte le vie aperte, e nello stesso tempo può godersi il fatto d’esser lì sullo scoglio, polpa di mollusco piatta e umida e beata.Posizione 1798-1799
L’acqua era un mezzo d’informazione attendibile e preciso: mi portava sostanze commestibili che io sorbivo attraverso tutta la mia superficie, e altre immangiabili ma dalle quali mi facevo un’idea di quel che c’era in giro.Posizione 1818-1819
Ecco insomma che una di loro, sflif sflif sflif, emetteva le sue uova, e io, sfluff sfluff sfluff, le fecondavoPosizione 1901-1904
per un momento sono convinto di riconoscerla in un gabbiano femmina e un momento dopo ho il dubbio che invece sia un’acciuga, però potrebbe essere ugualmente una qualsiasi regina o schiava nominata da Erodoto o solamente sottintesa nelle pagine del volume messo a segnare il posto del lettore uscito nel corridoio del treno per attaccare discorso con le turiste olandesi, o una qualsiasi delle turiste olandesi, di ognuna di queste posso dirmi innamorato e nello stesso tempo sicuro d’essere innamorato sempre di lei sola.
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